Esposizioni
Roma Jewelry Week - 2021
“Fabio è uno tra gli autori dell’avanguardia di Scuola Romana che sa esaltare il principio di manualità colta, traducendo nelle forme delle sue sperimentazioni le innumerevoli chiavi di lettura dell’universo umanistico. La sua arte dà forma alle riflessioni intime di un continuo rovello della mente che si interroga nella curiosa attitudine della ricerca alle risposte, o quanto meno al tema dell’indagare sugli argomenti disparati che da sempre sono il nutrimento delle espressività umane.
Fabio esalta dapprima la tecnica orafa, anzi amplia il proprio terreno di conoscenze sperimentando il mokume, tecnica dalle grandi qualità cromatiche e dalle mille possibilità casuali, che ben si prestano ad evocare quella sorta di smarrimento di fronte alle nuove evidenze scientifiche che costituisce uno dei suoi temi di ricerca. L’assemblaggio di metalli diversi, elaborato con tecnica sofisticata, viene comparata dall’autore al pari delle mescolanze genetiche, degli adattamenti ambientali segnati dalle migrazioni dell’uomo nei secoli.
Il gesto manuale diviene pertanto per lui intima meditazione filosofica, tanto che la ricerca che ne consegue assume i confini di un pensiero evoluto che si traduce nella materia, con lo scopo di esaltare il concetto di tempo o la percezione che ne abbiamo attraverso il nostro esistere.
La sequenza di quel tempo viene narrata dall’autore elaborando un gioiello con semisfere e micro granuli, quale esatta riproduzione di un’opera desunta dai gioielli della collezione di Oplontis, il suburbio romano dell’impero romano. Il gioiello è tradotto con la tecnica mokume, quale citazione alla stratificazione del tempo e delle mescolanze genetiche, per poi giungere all’orecchino a spirale, la cui espressività si libera della radice classica appena indagata, per forzare la materia fino alla sua inevitabile estrema frammentazione.
La forma avvitata ha più di un significato per l’autore: la genesi dell’universo per un salto quantistico di una particella che si traduce per l’appunto in sequenza di inflatoni a spirale, la voluta di memoria barocca come identità di scuola romana, il processo di infinito del tempo che fluisce attraverso il nostro esistere.
Ancor più la frattura si riferisce allo smarrimento, alla finitudine dell’essere umano e alla sua inevitabile caducità, alla casualità di un’azione i cui esiti possono essere incomprensibili, alla distruzione creatrice che porta a ricomporre il caos in nuova vita”.
Claudio Franchi, curatore della mostra
Per informazioni, richieste e preventivi puoi contattarmi al numero 339 277 1973 oppure compila il modulo qui sotto.