Argomento complesso e scivoloso. Non sempre si conoscono quali sono le difficoltà che un orafo affronta ogni qual volta si trova di fronte al progetto di un nuovo lavoro. Spesso neanche l’artigiano conosce a fondo le tante insidie che si nascondo tra le pieghe del metallo, e questo rende la vita di un orafo stimolante ed emozionante, per certi aspetti sempre diversa.
“Gli esami non finiscono mai”. Il titolo dalla commedia di Edoardo De Filippo ben riassume il percorso professionale di un artigiano orafo, non si finisce mai di imparare, per questo amo il mio lavoro, non potrebbe essere diversamente. Molti lavori, molte attività svolte dall’uomo implicano che siano fatte con amore, questo è vero in senso assoluto per il lavoro artigianale.
Questo amore per il lavoro, alle volte costituisce una complicazione in più rispetto allo sviluppo di un preventivo, la passione e la voglia di realizzare determinati manufatti non fa pensare in maniera adeguata al tempo che si impiegherà alla sua costruzione, ed esisterà sempre un margine di imprevisti.
“Il valore del gioiello non ha nulla a che vedere con il suo prezzo”, dice Bruno Munari, alludendo chiaramente al valore culturale, estetico, creativo ed innovativo di un manufatto orafo. Questo aspetto particolare del valore del gioiello sarà certamente il tema principale da affrontare in un prossimo articolo, per ora ci basta essere consapevoli che siamo di fronte ad una delle tante complessità del mondo contemporaneo, che ha mio avviso ha un valore universale, senza tempo.
Quali fattori determinano l’importo di un preventivo corretto?
- Il costo del metallo e delle pietre preziose
- Il costo di gestione del laboratorio
- Il costo della progettazione (disegni, studio dell’oggetto, ricerca)
- Il costo della manodopera
Il gioiello è certamente materia, ed ogni artigiano lo sa bene e deve tenerne conto. È importante non solo al fine di stabilire quanto inciderà il costo del metallo, soprattutto quando il gioiello sarà realizzato con un materiale prezioso, ma a seconda del metallo che si intende utilizzare il gioiello assumerà in sé determinate caratteristiche estetiche, inoltre ogni metallo possiede proprietà diverse e diverse possibili soluzioni tecnico costruttive.
In genere, comunque, la prima preoccupazione è il peso, il quantitativo di metallo prezioso e se il progetto prevede l’uso di gemme, in questo caso è bene informare il cliente con la dovuta precisione del loro valore.
La chiarezza è sempre la mia preoccupazione principale, essere limpido, trasparente e chiaro.
Un’altra complicazione da considerare, è che generalmente si va a realizzare qualcosa di cui non esiste un precedente.
Far capire cosa si andrà a realizzare e contemporaneamente offrire la massima disponibilità alla comprensione delle esigenze del cliente è esattamente il fulcro del problema e la sfida che affronto ogni volta, e che in parte costituisce il fascino del mio mestiere.
Quindi, in che modo costruire un preventivo di un gioiello artigianale?
L’attività di un artigiano orafo rimane pur sempre anche un’attività commerciale, per cui vanno considerati anche i costi di gestione del laboratorio o negozio: l’affitto, le varie utenze, la manutenzione dell’attrezzatura ed il ricambio di quella che ha un consumo quasi giornaliero, frese, seghetti, carta smeriglio e così via. Tutte spese oggettive, facili da calcolare e dividere per le giornate lavorative, al di sotto delle quali qualsiasi attività non può permettersi di andare per la sua stessa sopravvivenza.
C’è poi il costo del lavoro vero e proprio, dopo aver sviluppato un progetto si deve necessariamente pensare ai tempi di realizzazione. Questo forse è l’aspetto più difficile insieme all’attribuire il valore del proprio tempo lavorativo. Per quei lavori che sono simili ai gioielli che si trovano nel così detto mercato, quelli che spesso si impongono con la forza dei vari brand, rappresentano dei valori di riferimento che possono essere presi in considerazione, ma non sempre sono effettivamente utili al fine di esprimere un preventivo congruo e che possa essere accettato, inoltre non sempre corrispondono alla effettiva economia personale.
Ci sono quindi due aspetti fondamentali da considerare, uno costituito dal costo oggettivo ed uno che si deve auto attribuire al proprio tempo.
Aggiungerei un elemento estremamente variabile, in parte legato al valore che attribuiamo al nostro tempo lavoro (mi riferisco alla citazione di Bruno Munari), c’è un valore che è difficilissimo determinare, ovvero il valore estetico, culturale del gioiello.
In genere io valuto tutte queste cose davanti al cliente, facendo disegni, instaurando un dialogo, attraverso il quale cerco di capire quali sono gli argomenti significativi che possono costituire le linee guida da seguire per il progetto, ad un tratto tutto accade in pochi minuti, il cliente si persuade, si fida, in un momento che sembra velato di magia, si affida alle tue mani per realizzare e rendere reale e tangibile quella che era un’idea, un desiderio.
Per progetti complessi, sarà necessario incontrarsi con il cliente più volte per definire alcuni dettagli, il costo di determinate gemme, ma sostanzialmente il fulcro del progetto è nato in quel momento di alchemica empatia.
Il “prezzo” assegnato sarà il risultato di una sintesi tra quei costi vivi ed il valore che attribuiamo al nostro lavoro, sintesi che di volta in volta sarà il risultato di una attenta valutazione delle esigenze del cliente, considerando che il manufatto che si realizzerà sarà un gioiello unico al mondo, perché uniche sono le motivazioni che hanno portato alla sua creazione e che qualsiasi prezzo noi abbiamo stabilito, sarà un valore che non potrà essere paragonato con nessun altro monile, semplicemente perché non ne esiste un altro.
Il costo di un gioiello è uguale ovunque?
Ho accennato appena al gioiello dei grandi e piccoli marchi, dei “brand”, la “firma”, ovvero quel condensato di simboli e di significati che trasformano il gioiello seriale in status symbol.
Questo è un altro aspetto del problema molto importante da conoscere. Anch’esso argomento molto insidioso e dalle mille sfaccettature che certamente potrà essere argomento di altri articoli, ma che ora è utile affrontare brevemente per comprendere meglio gli elementi che contribuiscono in un modo o in un altro a sviluppare un preventivo e stabilire il valore del gioiello artigianale.
Viviamo orami da tempo in un mondo in cui l’immagine che trasmettiamo è di estrema importanza, in questo contesto quindi è facile capire come e quanto sia potente ed invasivo l’immaginario che impongono determinati marchi, possedere quel preciso oggetto significa restituire al mondo quell’immagine a cui piace moltissimo immedesimarsi.
Ovviamente è un meccanismo pubblicitario, una invenzione del marketing che per via della continua pressione del mercato dei consumi svilisce il gioiello, trasformandolo in una moltiplicazione informe, privo di una profonda ispirazione e ridondante solo di quella invenzione pubblicitaria, vuota e inesorabilmente destinata ad essere sostituita con qualcosa di altro in un breve arco temporale.
Se questo è vero per il manufatto in sé, è altrettanto vero per i luoghi in cui sono proposti i gioielli.
Manufatti venduti in posti diversi possono assumere un costo molto diverso.
Un gioiello esposto in una galleria di una strada famosa di New York, avrà un prezzo di vendita certamente diverso proposto in una vetrina di un anonimo artigiano.
Alla fine, qualsiasi sia l’importo che presento al mio cliente, non sarà il compendio di tutti questi fattori ma il frutto di quel momento magico che ad un certo punto si instaura, solo quella magia che in qualche modo posso aver trasmesso attraverso i miei segni di matita della passione con la quale andrò a realizzare un gioiello unico al mondo, progettato esclusivamente per quell’occasione e solo per quella determinata persona, per cui il suo costo, il suo valore, non potrà mai essere messo a confronto perché inestimabile.
“Il mio ciondolo si è rotto! Lo lascio qui” potrebbe aver pensato qualcuno con disappunto, nella penombra della grotta polacca di Stajnia, 41.500 anni fa. È così che, nel 2010, è stato rinvenuto il più antico gioiello decorato mai trovato in Eurasia: un ovale d’avorio ricavato dalle zanne di mammut, che misura meno di 5 cm per 2 ed è abbellito da 50 puntini che formano una specie di ellisse. Sepolto insieme a ossa animali e strumenti in pietra, nella grotta frequentata sia da Neanderthal che da sapiens, questo pendente ci dà indicazioni preziose sulla creatività e le abilità tecniche dei nostri antenati. Non solo: la sua datazione sposta indietro di duemila anni lo sviluppo di questo tipo di decorazione da parte dei primi sapiens arrivati in Europa.
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Scientific Reports con il titolo “A 41,500 year‑old decorated ivory pendant from Stajnia Cave (Poland)”. Per l’Università di Bologna hanno partecipato Sahra Talamo, Silvia Cercatillo e Dragana Paleček del Dipartimento di Chimica “Giacomo Ciamician” insieme a Stefano Benazzi e Antonino Vazzana del Dipartimento di Beni Culturali. Hanno partecipato inoltre dell’Istituto Max Planck per l’Evoluzione Umana (Germania), dall’Università di Wrocław (Polonia) e dall’Istituto di Sistematica ed Evoluzione degli Animali dell’Accademia Polacca delle Scienze.